Chi ha un contratto a tempo indeterminato può essere licenziato?
- 5 Aprile 2023
- Posted by: Sergio Palombarini
- Categoria: Approfondimenti

Un tempo si credeva che i dipendenti a tempo indeterminato non potessero essere licenziati. Si tratta di un fraintendimento piuttosto diffuso. Infatti, ancora oggi, ci capita di rispondere ad alcune domande tipiche su questa tipologia contrattuale: “È vero che chi ha un contratto a tempo interminato non può essere licenziato?” oppure “È vero che, avendo io un contratto a tempo interminato stipulato prima del Jobs Act, non posso essere licenziato?”
In realtà, il lavoratore – o la lavoratrice – a tempo indeterminato può essere licenziato, ma solo nei casi previsti dalla legge, che sono tre:
- licenziamento per giusta causa;
- licenziamento per giustificato motivo oggettivo;
- licenziamento per giustificato motivo soggettivo.
La confusione, probabilmente, nasce dal fatto che il contratto a tempo indeterminato è un contratto che non ha vincoli di durata e che offre diverse tutele al lavoratore: il dipendente presta servizio presso il datore di lavoro, dietro il pagamento di un corrispettivo, fino al suo pensionamento (salvo dimissioni volontarie, fallimento dell’impresa o, appunto, il licenziamento).
Quali sono i motivi per cui un lavoratore a tempo indeterminato può essere licenziato?
Come abbiamo visto, il lavoratore a tempo indeterminato può essere licenziato, ma solo nei tre casi previsti dalla legge. Vediamoli uno per uno.
Licenziamento per giusta causa
Il licenziamento per giusta causa è la sanzione disciplinare per eccellenza. Avviene quando il dipendente si rende protagonista di un comportamento talmente grave da motivare l’immediata interruzione del rapporto di lavoro.
Per esempio, fra i motivi più comuni rientrano la falsa malattia o il falso infortunio, l’uso scorretto dei permessi riconosciuti dalla legge 104/92, il fatto di lavorare per terzi durante il periodo di malattia, pregiudicando la guarigione e il ritorno al lavoro. Il datore di lavoro può licenziare il lavoratore anche per falsa timbratura del cartellino, per inadempimenti contrattuali, per abbandono ingiustificato del posto di lavoro o per comportamenti lesivi e penalmente perseguibili. Rientrano tra i motivi di licenziamento in tronco anche il furto, l’insubordinazione e la violazione del patto di non concorrenza.
In tutti questi casi, il datore di lavoro ha il diritto di licenziare il dipendente senza dover rispettare alcun preavviso, seguendo la procedura stabilita dall’articolo 7 dello Statuto dei lavoratori e dal contratto collettivo nazionale di lavoro. Questo è l’unico caso in cui il licenziamento avviene in tronco, ed è effettivo dal giorno della sua comunicazione.
Al contrario, il preavviso è dovuto quando il licenziamento avviene per giustificato motivo soggettivo o per giustificato motivo oggettivo.
Licenziamento per giustificato motivo soggettivo e oggettivo
Nel caso del licenziamento per giustificato motivo soggettivo, il dipendente si rende protagonista di un fatto meno grave ma ugualmente punibile col licenziamento. Per esempio, il dipendente può essere licenziato in caso di superamento del periodo di comporto o per eccessiva mobilità.
Nel caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, invece, l’interruzione avviene per questioni aziendali quali, per esempio, la necessità di effettuare tagli di posti di lavoro o di chiudere un comparto dell’azienda.
Indipendentemente dal motivo per cui il lavoratore viene licenziato, il suo diritto alla liquidazione e a tutto ciò che gli spetta permane.
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Per il datore di lavoro: cosa comporta licenziare un dipendente con contratto a tempo indeterminato?
Dipende dal motivo che porta al licenziamento. Se avviene per giusta causa, l’iter da seguire – indicato nell’articolo 7 dello Statuto dei lavoratori – prevede alcuni passaggi:
1 – Contestazione di addebito
2 – Formulazione delle giustificazioni
3 – Comminazione della sanzione disciplinare, cioè il licenziamento in tronco
Se poi il lavoratore o la lavoratrice decide di impugnare il licenziamento, l’iter di norma prosegue con:
4 – Impugnazione stragiudiziale del licenziamento entro 60 giorni con lettera raccomandata, pec, fax o telegramma
5 – Eventualmente ricorso al Magistrato o al Collegio di conciliazione e arbitrato
Nei casi di licenziamento per giustificato motivo oggettivo e soggettivo il datore di lavoro è tenuto a rispettare il preavviso.
Per il dipendente: ci sono delle tutele se il licenziamento è illegittimo?
La tutela del lavoratore licenziato illegittimamente varia a seconda del momento in cui è stato assunto a tempo indeterminato, e delle dimensioni dell’azienda.
La tutela dei lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 (dopo uno dei decreti attuativi del Jobs Act): il cosiddetto “contratto a tutele crescenti”
I lavoratori assunti a tempo indeterminato dopo l’entrata in vigore del DL 23/2015 rientrano nell’ambito del contratto a tutele crescenti. Nel caso di licenziamento illegittimo, questo prevede:
- sanzioni specifiche a carico del datore di lavoro;
- il reintegro solo se il licenziamento è nullo, inefficace o discriminatorio, o se non sussiste il fatto materiale contestato al lavoratore.
In questi casi, la persona ha diritto a un indennizzo che dipende dall’anzianità di servizio.
Inoltre, se il licenziamento è discriminatorio, nullo e intimato in forma orale, il datore di lavoro è obbligato a:
- reintegrare la persona (in alternativa il lavoratore può chiedere un’indennità pari a 15 mensilità dell’ultima retribuzione);
- risarcire il danno:
- versare i contributi previdenziali e assistenziali per il periodo in cui la persona non ha prestato servizio a causa del licenziamento illegittimo.
Se l’azienda ha meno di 16 dipendenti le indennità sono dimezzate.
La tutela dei lavoratori assunti prima del 7 marzo 2015: tutela reale e obbligatoria
La tutela delle persone assunte prima del 7 marzo 2015, poi licenziate illegittimamente, dipende dalle dimensioni dell’azienda:
- Imprese con più di 15 dipendenti (5 se sono imprese agricole)
Solo per le ipotesi più gravi di nullità del licenziamento (ad esempio perché discriminatorio o ritorsivo) è prevista la reintegrazione nel posto di lavoro, negli altri casi sono previste forme di indennizzo economico di importi variabili. - Imprese con meno di 15 dipendenti
In caso di licenziamento illegittimo, il datore di lavoro deve riassumere del dipendente o, in alternativa, risarcire il danno.
Chi viene licenziato, anche nel caso di giusta causa, ha diritto all'assegno di disoccupazione
La legge riconosce il diritto di ricevere l’indennità di disoccupazione NASpI a chi ha perso involontariamente il lavoro. Per cui rientra in questa fattispecie anche il licenziamento per giusta causa del dipendente con contratto a tempo indeterminato. La persona licenziata può quindi richiedere la NASpI presentando la domanda all’INPS.
Avvocato del lavoro Sergio Palombarini, legale per aziende, lavoratori e lavoratrici
L’avvocato del lavoro Sergio Palombarini è un appassionato della materia da molti anni e insieme ai professionisti del suo Studio affianca aziende, cooperative, lavoratori e lavoratrici nelle controversie legate al diritto del lavoro: dimissioni, licenziamenti, sanzioni disciplinari, assunzioni, infortuni, malattia, permessi, trattamento di disoccupazione, insinuazione di crediti in procedure fallimentari, redazione dei contratti e tutte le questioni giuslavoristiche e di diritto sindacale che toccano organizzazioni e personale subordinato. Le sedi dello Studio sono a Bologna in Via Bovi Campeggi 4 e Padova in Via S. Camillo De Lellis 37.