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Qualunque sia il motivo del licenziamento, le valutazioni da fare e le implicazioni delle decisioni da prendere devono essere soppesate con attenzione. Nel caso dei licenziamenti disciplinari – giusta causa e giustificato motivo soggettivo – la valutazione è sul comportamento del dipendente e quindi le motivazioni devono essere soppesate con scrupolo e con la consulenza di un giuslavorista, per evitare che un errore procedurale o di valutazione renda inefficace la decisione del datore di lavoro. Nel caso dei licenziamenti dovuti a motivi oggettivi, è importante che si tratti di ragioni davvero rilevanti, altrimenti il licenziamento potrebbe essere giudicato illegittimo. Il mio consiglio è di affidarsi alla consulenza di un avvocato del lavoro prima di mettere in atto qualsiasi licenziamento disciplinare o per giustificato motivo. Il licenziamento è una decisione delicata per tutte le parti coinvolte, deve seguire un iter preciso sancito dalla legge e valutato alla luce delle conseguenze che potrebbero verificarsi.

Le dimissioni devono essere un atto volontario del lavoratore. Le dimissioni in bianco – cioè le dimissioni fatte firmare in anticipo, nel momento in cui si viene assunti – quelle rassegnate sotto minaccia o sotto raggiro e quelle presentate quando il lavoratore o la lavoratrice non era capace di intendere e di volere sono illegittime e possono essere annullate dal giudice se presentate contro la volontà del dipendente. Per evitare comportamenti scorretti, dal 2016 – con una delle riforme introdotte dal Jobs Act – le dimissioni possono essere rassegnate esclusivamente in modalità telematica attraverso il sito www.lavoro.gov.it e poi trasmesse al datore di lavoro e alla Direzione territoriale del lavoro competente. Con la nuova normativa le dimissioni rese con qualsiasi altra modalità non sono valide. È una disposizione che vale per tutti i lavoratori e le lavoratrici, salvo alcune eccezioni. Una volta stabilito che le dimissioni sono volontarie, è poi importante capire se esistono vincoli o patti accessori da considerare prima di risolvere il contratto, e nel caso di dimissioni per giusta causa, bisogna verificare che tipo di inadempienza è stata messa in atto dal datore di lavoro e se giustifica le dimissioni in tronco. Mobbing, molestie sessuali, comportamenti ingiuriosi e offensivi, la mancata corresponsione della retribuzione o dei contributi per tre mesi, la richiesta di eseguire prestazioni illecite, la modifica unilaterale delle condizioni contrattuali… le motivazioni per le dimissioni con giusta causa possono essere molte, ma vanno contestualizzate e analizzate insieme ad un giuslavorista, che potrà assistere il lavoratore in tutte le fasi: dall’individuazione delle motivazioni, alla produzione di “prove” da presentare in un eventuale successivo giudizio, fino alla preparazione della documentazione necessaria per la richiesta dell’indennità di disoccupazione.
